Miniera Stretto

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La miniera Stretto, conosciuta anche come Solfara Stretto Giordano, è una vecchia miniera di zolfo situata nel bacino della Valle dell’Imera, attiva sin dal 1839 e dismessa definitivamente nel 1966.

Miniera Stretto

Nei secoli XIX e XX, queste miniere animavano l’economia della Sicilia centrale: se nel 1834 esistevano 196 miniere con oltre 5.600 operai, intorno al 1900 si contarono quasi 40.000 lavoratori distribuiti tra circa 886 miniere. Il minerale veniva estratto a colpi di piccone in gallerie scavate a mano (“pala e pico”), spesso anguste e pericolose, con frequenti crolli che intrappolavano i minatori. Lo zolfo veniva poi fuso nei caratteristici forni Gill: il minerale veniva raccolto in gavite, grandi contenitori di legno, e una volta solidificato assumeva la forma delle famose “balate”. 

Questo processo tuttavia era inquinante, poiché lo zolfo si trasformava in anidride solforosa, percusso mortale per l’ambiente e per le persone. Un aspetto tragico della vita in miniera era la presenza dei “carusi”, bambini di appena 5‑10 anni, ceduti a picconieri con un prestito chiamato “soccorso morto”; costretti a trasportare a spalla fino a 30 kg di materiale sotto terra, deformavano i corpi e spesso restavano intrappolati nelle gallerie. 

Nel capoluogo, il Museo Mineralogico “Sebastiano Mottura” custodisce una vasta collezione di minerali, fossili, attrezzature d’epoca, vagoncini e forni Gill, raccontando la tecnologia e le condizioni di lavoro nelle miniere di zolfo siciliane. A pochi chilometri, il Museo delle Solfare di Trabia Tallarita propone esperienze immersive, ricostruzioni multimediali e testimonianze dirette degli ex minatori.

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