Solfara Gessolungo

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Tra le ondulate colline gessoso-solfifere che incorniciano Caltanissetta, la Solfara Gessolungo appare come un paesaggio lunare screziato di giallo zafferano.

Solfara Gessolungo

Qui i ruderi dei castelletti metallici, le discariche a gradoni e i forni Gill raccontano quasi un secolo e mezzo di epopea dello zolfo siciliano. Aperta nel 1839, la miniera divenne rapidamente la più profonda e produttiva del comprensorio grazie alla purezza dei filoni messiniani e ai cristalli “fragola”, rare concrezioni rosso-arancio oggi ambitissime dai collezionisti di minerali.

Ma Gessolungo è anche un luogo di memoria dolorosa: all’alba del 12 novembre 1881 un’esplosione di grisù, nella galleria Piana, uccise 65 minatori, di cui 19 erano carusi – bambini tra gli otto e i sedici anni – ricordati dal piccolo “cimitero dei carusi” che ancora commuove i visitatori. Quella tragedia ispirò canti popolari e la canzone “La zolfara”, divenuta inno delle lotte sul lavoro. L’attività proseguì con impianti elettrici e argani moderni fino al 1986, quando la concorrenza internazionale e la crisi energetica decretarono la chiusura; da allora fichi d’India, ginestre e capperi avvolgono i resti industriali, trasformando il sito in un affascinante “archeo-paesaggio” dove natura e archeologia industriale si intrecciano. 

Riconosciuta dalla Regione Sicilia come geosito di interesse minerario nazionale, Gessolungo è inserita nell’inventario dei Siti di Interesse Geologico e nel circuito dei Parchi e Musei Minerari, a testimonianza del suo doppio valore scientifico e storico. 

Oggi un sentiero sterrato, percorribile con guide volontarie, conduce dal villaggio dei minatori alla sala argani e ai forni; pannelli bilingui illustrano la geologia miocenica, la lavorazione dello zolfo e le vicende umane dei solfatari, mentre al tramonto la luce radente incendia la polvere sulfurea e fa risplendere i filoni di calcite e celestina, regalando scorci fotografici di grande suggestione. Visitare la Solfara Gessolungo significa così ripercorrere gli ingegnosi passaggi tecnologici che trasformarono l’“oro giallo” in ricchezza per l’isola, ma anche riflettere sul prezzo, talora altissimo, pagato da generazioni di uomini e bambini per alimentare i forni del progresso.

Oggi un sentiero sterrato, percorribile con guide volontarie, conduce dal villaggio dei minatori alla sala argani e ai forni; pannelli bilingui illustrano la geologia miocenica, la lavorazione dello zolfo e le vicende umane dei solfatari, mentre al tramonto la luce radente incendia la polvere sulfurea e fa risplendere i filoni di calcite e celestina, regalando scorci fotografici di grande suggestione. 

Visitare la Solfara Gessolungo significa così ripercorrere gli ingegnosi passaggi tecnologici che trasformarono l’“oro giallo” in ricchezza per l’isola, ma anche riflettere sul prezzo, talora altissimo, pagato da generazioni di uomini e bambini per alimentare i forni del progresso.

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