La Piazza Vecchia circondava da tre lati il palazzo baronale. Nel 1740 il principe di Palagonia vi costruì il suo granaio, di 1000 salme di frumento, addossato a una facciata secondaria del palazzo, ostruendone due finestre e occupando parte della piazza verso nord. Lo spazio retrostante, già sede di fosse granarie e di una fornace coeva al palazzo, terminava a ovest con una scarpata verso l’attuale via Nunzio Nasi, allora vallone di scolo delle acque meteoriche. La successiva apertura della via, con il muro di contenimento, creò uno spazio confinato, chiuso a est dal granaio e dal palazzo e a ovest dal bastione, accessibile quasi in piano dalla Piazza Vecchia. A sud, il fabbricato costruito dopo gli anni ’40 del Novecento, trasformato nel dopoguerra in Osservatorio sanitario per le malattie dell’infanzia e demolito nel 2007‑2008, definì l’attuale assetto della piazza. Negli anni ’70‑’80, il Giovedì Santo, la piazza veniva allestita con alberi e scenografie per trasformarsi in Orto di Getsemani, teatro della cattura di Cristo, all’interno delle recite della Settimana Santa. La costruzione del Museo Archeologico e della Civiltà Contadina, il cui iter amministrativo iniziò nel 1989 e si concluse con l’inaugurazione nel 2013, ha conferito a Piazza Castello una centralità nuova, arricchendola di manufatti storico‑culturali. Vi prospettano oggi il palazzo baronale dei Lucchese (1605), il granaio del principe di Palagonia (1740), il museo stesso, il monumento in pietra di Sabucina della Statio Petiliana, un cippo romano e il breve vicolo Castello, sul quale si conserva un saliente d’angolo in pietra intagliata, forse resto dell’edificio degli Ortolano o della stessa Statio Petiliana.