Palazzo baronale dei Lucchesi

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I lavori di costruzione della residenza del barone di Delia, denominata nei documenti d'archivio Palazzo Castello, cominciarono nel 1605.

Palazzo baronale dei Lucchesi

La costruzione prese il via subito dopo la fondazione del paese, a seguito della licentia populandi del 1597, assieme alla costruzione delle chiese e delle abitazioni. L'edificio a due piani, al piano terra ospitava le carceri, la dispensa, i granai, mentre nel piano nobile, ospitava la residenza del barone, o del suo governatore, considerato che questi viveva nella residenza palermitana. Il manufatto ha subito molte trasformazioni a partire dalla sua costruzione. Nel 1740, il granaio del Principe, costruito a ridosso della facciata nord, ne occultò gran parte del prospetto principale, che dava sulla grande piazza Vecchia, lasciando libero solo una parte con due belle finestre del primo '600, ancora intatte. A causa della divisione ereditaria l'edificio, a partire dalla fine del XVIII sec., ha subito diverse modifiche che ne hanno alterato l'aspetto originario. Lo stile architettonico, dove sopravvissuto, è in linea con lo stile adottato dopo il medioevo nei palazzi nobiliari dei feudatari. Di esso sono visibili le due facciate, con un grande contrafforte d'angolo, che prospettano su piazza castello, la facciata sud, a ridosso dello strettissimo vicolo castello, dove rimane un portale che potrebbe corrispondere all'ingresso delle carceri e che si chiude a est con il muro a scarpa, unico resto della struttura originaria, costituito da grandi massi nell'angolo, e la meno rimaneggiata facciata che prospetta su via Municipio, con il portone centrale sormontato da un arco lucernario a sesto acuto con tanto di protezione in ferro battuto. Da questo lato, la facciata è sormontata da una elegante struttura sommitale in cotto che denuncia la presenza di un terrazzo. La presenza del muro a scarpa, invece, ha portato a ipotizzare che questo fosse un resto dell'antica statio Petiliana, come si può leggere in qualche sito sulla rete, ma in realtà nessuno studio ha riscontrato elementi riconducibili ai metodi di costruzione utilizzati dai romani.

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