In attività a partire dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento, la miniera era specializzata nella coltivazione della kainite, un minerale evaporitico che si presenta come un solfato doppio idrato di potassio e magnesio, nella fattispecie associato a salgemma. È fondamentale per la produzione di solfato di potassio, un fertilizzante molto richiesto nell’agricoltura. Questo tipo di attività, assieme ad altre miniere da cui si estraeva zolfo, rese il nisseno uno dei poli minerari più importanti d’Europa fino alla seconda metà del secolo scorso. Il metodo di coltivazione adottato nella Bosco – Sezione San Cataldo era quello di camere e pilastri, lasciando vie d’accesso di almeno 5 metri di larghezza. La miniera era dotata di un impianto di flottazione avanzato sotto il profilo tecnologico, che consentiva la separazione della kainite arricchita dal salgemma.
Durante il picco dell’attività, il sito contava centinaia di lavoratori ed era dotato di un vero e proprio villaggio residenziale con servizi e spazi sociali, che lo rendeva un vero e proprio microcosmo sociale. Il progressivo esaurimento dei filoni più ricchi e i costi elevati di estrazione portarono alla sua chiusura definitiva nel Natale del 1985, lasciando un grande vuoto occupazionale e sociale nella zona. Ancora oggi si ricorda la teleferica, lunga 18 chilometri, che portava la kainite arricchita all’impianto di Casteltermini, per la preparazione del solfato di potassio disponibile per la commercializzazione. Purtroppo, la teleferica venne abbattuta nel primo semestre dell’anno successivo alla chiusura e sul campo rimane un traliccio coricato ai margini del bacino degli inerti, la cosiddetta montagna di sale, e un latro ancora in piedi al centro di quello che rimane del laghetto che alimentava l’impianto di Casteltermini.
Oggi, sebbene non visitabile, la Miniera Bosco Sezione San Cataldo continua a essere un punto di riferimento storico per la memoria del lavoro minerario siciliano. Nel 2024, la Regione Siciliana ha approvato un progetto di recupero del sito, che prevede la bonifica dell'area, la rimozione del bacino degli sterili da riutilizzare come materiale antighiaccio per le strade, la realizzazione di un impianto fotovoltaico e la piantumazione di specie vegetali resistenti ai terreni salini.