Per questo, nei mesi immediatamente successivi a quei tragici eventi il decurionato decise di offrire lavoro a quei nisseni che avevano perduto i propri beni con la realizzazione di un giardino pubblico al confine meridionale della città, vicino al convento dei Cappuccini. Anzi in riconoscimento della fedeltà dimostrata dai nisseni durante i fatti del 1820 il re Ferdinando di Borbone concesse che il giardino venisse chiamato Villa Isabella con il nome di sua moglie.
Naturalmente, con l’unità d’Italia, il nome fu cambiato e la villa venne intitolata ad Amedeo di Savoia. Il giardino ha un andamento longitudinale, parallelo al viale Regina Margherita, su cui si apre uno degli accessi ed ha inglobato la selva del convento dei cappuccini. Al suo interno, il giardino, secondo lo schema tipico del giardino all’italiana, è diviso in quattro parti da due viali che si incrociano al centro con una piazza circolare in cui è inserita una fontana.
La vegetazione è caratterizzata dalla presenza di pini ad alto fusto e da arbusti mediterranei. In fondo al viale principale quasi di fronte al vecchio Convento dei Cappuccini, poi divenuto ospedale Vittorio Emanuele, vi è un busto di Vittorio Emanuele II di Michele Tripisciano. L’aquila bronzea che regge lo stemma della città che si trovava ai piedi della statua, staccata per l’erosione dei sostegni, è attualmente custodita presso il Museo Tripisciano. Altri busti di poeti italiani, per la maggior parte di Giuseppe Frattallone, sono collocati al centro delle piazzole laterali.