Origine del nome Delia

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L'origine del nome del comune di Delia è un punto di incontro tra storia e leggenda, ma l'ipotesi più solida e supportata da un chiaro referente storico punta all'epoca della dominazione araba in Sicilia.

Secondo questa tesi prevalente, il toponimo deriva dal vocabolo arabo Daliyah, il cui significato è inequivocabilmente legato alla terra: vigneto, vigna o vite. Questa interpretazione non è casuale, poiché riflette l'importanza dell'agricoltura, e in particolare della viticoltura, nella regione durante il periodo della presenza araba (IX-XI secolo), suggerendo che l'area fosse riconosciuta per la sua fertilità, la cospicua presenza di acque e per le sue abbondanti coltivazioni di uva, anche perché molti toponimi del comprensorio sono tutti di origine araba.

Accanto a questa derivazione, che risulta la più plausibile dal punto di vista etimologico e geografico, esistono altre suggestioni storiche e mitologiche. Una di queste ricollega il nome all'antica mansio romana di Petiliana (o Petilia), nome che, non a caso, nel Rilievo visuale del centro urbano di Delia del 1890, è dato all’attuale corso Umberto I e, adesso, alla via più larga del centro storico assieme a via Cavour, che collega il primiero nucleo urbano, costruito sul crinale della congiungente Monte Comune e Monserrato, al nuovo nucleo privilegiato dalla rifondazione del paese, che orbitava attorno al palazzo baronale e alla chiesa madre. 

Un'altra ipotesi, più legata alla tradizione classica, suggerisce che il nome possa derivare dal culto della dea Diana, spesso appellata Delia per via della sua mitica nascita sull'isola di Delo. 
Nonostante queste alternative, è l'evocazione del vigneto arabo a fornire la connessione più forte e tangibile con il territorio, definendo l'identità del comune attraverso la sua vocazione agricola.

Lo stemma comunale sintetizza questa duplice anima in un’immagine araldica semplice e al contempo carica di significato: un elegante scudo sormontato da una torre merlata a due feritoie, dipinta d’oro su campo azzurro, simbolo della robusta fortificazione eretta dai feudatari per controllare le vie di comunicazione. La torre, posta su un colle verde (tôrre arenaria su monte), rimanda alla collina su cui sorge il borgo, mentre il colore blu evoca il cielo limpido e la speranza di rinascita. Ai lati, due rami intrecciati – uno di ulivo, l’altro di alloro – sottolineano la vocazione agricola e la gloria civica, uniti in basso da un nastro tricolore che ricorda l’appartenenza all’unità nazionale. Le tre spighe dorate, raffigurate sull’azzurro, suggeriscono infine l’abbondanza dei campi di grano, risorsa primaria della comunità fin dagli albori. Questo emblema, approvato con delibera comunale in epoca recente, è applicato su gonfaloni, documenti ufficiali e targhe d’ingresso: un sigillo visivo che racconta, in un colpo d’occhio, la storia agricola, militare e identitaria di Delia, borgo che ha saputo tramandare, fra le sue mura e i suoi simboli, l’orgoglio di un popolo nato “dal vigneto” e cresciuto alla luce del sole siciliano.